17.11.14

I tuoi aggettivi al superlativo assoluto e i miei avverbi di tempo rassicuranti

Solidità, ricorsi storici, la catastrofe e la cura, veleno e antidoto.
Sei il ferro, sono il plutonio, fumiamo in comunione dei beni, mi dici noi siamo così.
Mi guardo intorno e vedo te, riflessi di te, profumi di te, residui di te.
Pensa alle folgorazioni, tremila volt, alle traduzioni letterali, pensa ai nostri scontri carnali e ai cieli che cambiano fuori dalle nostre finestre e che notiamo appena, se non fosse che sei metereopatico e a certe cose dai un’importanza sovrannaturale.
Pensa ai giorni uguali, ai nostri diari di bordo, scripta manent come i tuoi aggettivi al superlativo assoluto e i miei avverbi di tempo rassicuranti.
Lascio le porte aperte, le finestre aperte, scrivo panegirici sulle nostre storie d’amore morte e risorte a un ritmo quasi settimanale, eliminare una parte per rinvigorire il tutto, rinnovare i voti e i sacri giuramenti per appropriarsi dell’immortalità.

"Che la vita continui quando finisce!"

Le tue parole sparse per la stanza sono quadri in un museo, fai bei sogni, i nostri corpi conduttori, le forme geometriche dei tuoi arcobaleni, dormimi addosso, le mie crisi persecutorie, la tua pelle rovente, mangiami addosso, i miei disegni preistorici, i tuoi cuori sul tavolo, prendi in prestito i riti matrimoniali dell’alta nobiltà della letteratura, sono sotto la tua protezione.
Prendi in prestito i paradossi dei filosofi, e la dialettica, le dimostrazioni dell’esistenza di Dio o di qualcos’altro, i sillogismi confutabili e mai davvero confutati. Se l’idea dell’infinito è nel ventre degli uomini allora gli uomini sono infiniti e le nostre anime sono caleidoscopiche, non più me, non solo te, una lega metallica sulla tavola periodica, solidificami e sublimami.
Non più te, non solo me, le nostre anime sono aereostatiche, respirami.

"E nell’istante in cui il fulmine ci colpisce, è tutta la nostra cultura che il flusso delle ghiandole ci fa riaffiorare al cuore, tutte le canzonette d’amore da due soldi e tutte le opere liriche più altolocate, il primo sguardo del Montecchi sulla Capuleti e quello del Nemours su Madame de Clèves, e le vergini e le Veneri e le Eve dei Cranach e dei Botticelli, tutta la spaventosa quantità di amore che riaffiora dalla strada e dai musei, dai rotocalchi e dai romanzi, dalle foto pubblicitarie e dai testi sacri, Cantico dei cantici dei cantici, tutta la somma dei desideri accumulati dalla nostra giovinezza, tutte le mire della nostra anima appassionata, ecco cosa ci gonfia il cuore, ci incendia la mente."

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