Le increspature dell'aria e i soffi al cuore mi tormentavano, quando avrei dovuto tacere.
E mi illudevo di non essere ciò che non avrei voluto essere ma che ero chiaramente.
I vuoti a rendere e le nostre audaci aspettative.
Ci siamo fissati fino a diventare apocrifi, ubriacandoci delle miserie altrui.
Ci siamo finti inconsulti per non soccombere alle iniquità dei nostri sistemi nervosi,
e ci siamo lasciati persuadere dall'idea di poter sconfiggere la ferocia del tempo con l'hic et nunc.
Non è servito a un cazzo.
Nel '73 avresti preferito le mie astrazioni.
Guardaci, stiamo crescendo, e la voce si fa flebile. Posso essere la tua Babilonia, se vuoi.
Quando Euripide si chiedeva se fossimo vivi o morti e in fondo conosceva la risposta.
I quadrifarmaci per le ipocondrie, gli esorcismi per l'inquietudine quotidiana.
Sui piedistalli a dimenarsi e a cantare in nome della sofistica.
Beati i disfattisti, i disadattati e gli autoesiliati, perchè di essi ci si dimenticherà molto prima.
Beato tuo padre e le sue gesta deprecabili nelle rielaborazione dei complessi elettrici.
Beata tua madre e le sue comunioni fallimentari.
Beati i tuoi defunti perchè non dovranno più morire. Né vivere.
Beati i tuoi umori intrinseci, i tuoi amori, beati i tuoi succubi.
Poi le frustrazioni presero il sopravvento.
Farai l'amore per amore?
O per avercelo garantito?!
RispondiEliminaIo dico la seconda.
RispondiElimina