Vado a prendere tutto il freddo che riesco e lo accumulo nelle ossa, la
nicotina nei recettori dell’acetilcolina, un sacco di schifo nei
polmoni, gli ululati nelle orecchie, la probabilità di morire di una
morte atroce e degradante, quelle poche luci della città che si vedono
da qui.
Mi sono frantumata l’udito e il gusto, ho chiamato mia madre per dirle
che ci vediamo presto, che non sono una cazzo di utilitaria, e quando
nel silenzio tutti i presenti si sono girati per guardarmi ho pensato
che hai ragione quando ti lamenti del fatto che dico troppe volte
“cazzo”. E io ti chiedo se sarebbe meglio essere ciechi o sordi, e penso
che non vedere i colori e le facce sarebbe orribile, ma non sentire la
musica non lo sarebbe altrettanto?
Vorrei scrivere sui muri che la gente non si suicida quasi mai davvero,
“non hai morti sulla coscienza”, attraverso la strada senza guardare né a
destra né a sinistra, solo dritto davanti a me.
Ché tanto che morirò di cancro ci pensano gli altri a ricordarmelo.
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