Le fughe dell’Esodo, le fughe di Bach.
Il grande freddo.
Gli scrittori maledetti dei nostri giorni interminabili e tutti uguali a se stessi.
Ho
rincorso il momento giusto per secoli, ho abbracciato teorie che non mi
appartenevano, ho riconosciuto in psicanalisti drogati e psicotici dei
profeti, a cui chiedevo di leggermi la mano.
Chi sono? Quali sono i miei traumi?
Ci distruggeremo.
Le
speculazioni metafisiche di cui parliamo ogni sera prima di
addormentarci, quando il problema sei tu, e invano cerchi di trovare
capri espiatori, pietre filosofali, i sacri movimenti pelvici a cui
disperatamente ambisci.
Le carezze che mi lasciavi per quattro soldi, mi manca l’ossigeno, sto evaporando.
Ricordati di dimenticare. Ricordati che sono pur sempre esseri umani. Uguali. Tipi psicologici.
Commozioni cerebrali.
Prendimi e suonami, toccami, scordami, soffocami, collassiamo.
Scrivimi
che è tutto passato, che i fiori sono finti, macchiami indelebilmente
dei tuoi processi paranoici. Incendiami. Leccami le ferite.
Siamo filogeneticamente destinati a fallire.
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