12.5.10
Et in pulveram reverteris.
Se solo ricordassi l'inizio, elisioni da ogni prospettiva. Con tutta la forza ho cercato di non piangere, ma è così che i tumulti si autogenerano quando per la tregua è ancora troppo presto. Perdere temporaneamente la memoria e la lucidità. La tua bellezza informe mi accecava i sensi, non respiravo più, e in quel momento le nostre santificazioni reciproche ci hanno sovrastati, e riempiti di colori incandescenti, ci hanno salvati. Riuscivamo a sentire solo quella bizzarra parvenza di simbiosi che ci rassicurava, poi più nulla. Ho cominciato a memorizzare nevroticamente i tuoi tratti somatici per tenerli con me mentre ti stringevo le mani. Le sedie elettriche dei nostri amori sepolti di cui bisbigliavamo. Ci sincronizzavamo vagamente sugli stessi passi altisonanti e mi chiedevo cosa significasse davvero resurrezione. Quando non si avvertiva la fame e il cielo ci sembrava più basso del solito. Così ho deciso di mostrarti la mia integrità morale in segno di liberazione e d'amore. Parlavamo di crisi esistenziali ancor prima di quelle economiche, e gli aerei precipitavano in giorni di silenzio assoluto. Le ansie puerili dei nostri tempi violenti, la neve negli appartamenti affittati, il grande gelo. Et in pulverem reverteris.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento