24.4.10

Spargimenti di sangue o di detersivo.

Was wrong place wrong time.

La tua voce che dipingeva paesaggi surreali tra i miei emisferi cerebrali. I denti stridevano su quelle corde, un violino impiccato, gli accordi entropici tra le dita che si sfibravano ad ogni sorso di vino rosso. I nostri atti di cannibalismo precoce, e un'esplosione improvvisa d'amore. L'autosufficienza delle pagine ingiallite sui binari che mi stringeva i pugni ed il cuore. Ci ignoravamo con maestria. Quei sigari appassiti sui bordi delle finestre, il bianco e nero dei nostri passi. Spingevo piano le dita sulle ginocchia e ascoltavo il silenzio di quelle note, avrei voluto farle ascoltare ai cieli, se solo avessi potuto. Tu intingevi le tue nei miei battiti cardiaci, vuoi assaggiarne un po' non adesso ma lo farò. Mi dicevano dare i nomi e morire sono le uniche cose che riusciamo a fare onestamente. Chilometri di spartiti e improvvisazioni su cui respirare, i baci cronometrati e i malumori che non hai osato pronunciare. Le vocazioni eversive che ci contagiavamo reciprocamente hanno distolto la nostra attenzione. Le metafore paraboliche e i segni della croce al posto dei francesismi. Mi ipnotizzavo davanti alle consonanti sbagliate che arpeggiano di domenica. Avevo bisogno di urlare e ho deciso di sfoggiare tutta la noncuranza possibile per il mio pubblico, perchè matto è chi appeso al collo ci vede un futile pezzo di stoffa annodato con dovizia, non una cravatta. I tuoi silenzi diventavano omert?nbsp;. Le idiosincrasie dissimulate tra gli orgasmi, i simulacri dei vostri capisaldi che i contrabbandieri hanno fatto saltare in aria. E gli altoparlanti strozzati mi dicevano non si ha idea di quante cose muoiano quando muore una creatura. Nella guerra fredda mi abbracciavi per riscaldarmi, mi mostravi le tue nostalgie e i tuoi sbalzi d'umore psichedelici, io ti entravo nel dna. Coronavamo di spine i nostri sogni di gloria, le lacrime evaporate. A quei tempi Kafka scriveva padre perchè mi hai abbandonato.

And that's why we died.

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