21.2.10

Impero numero III

Risuona leggera nei passi del vento
una voce innocente, tra nuvole e sole,
condotta dall'eco d'ingenue parole,
narrava la storia d'un grave tormento.

I giorni appassiti tornavan veloci
di volti suadenti, di fede, ragione,
non certo di un uomo ma di bestie feroci
eravam marionette in prigione.

Il canto del grembo dall'aria pendeva
racconta la favola del soldatino,
un rosario di grano e mimose vedeva
la bomba in mano a un bambino.

Ci fu un generale, pelle scura, occhi neri,
un sogno spaurito non volle far fuoco,
firmato dal fato nel corpo guerrieri,
straziato dall'uomo, espulso dal gioco.

I piedi minuti e gli occhi già stanchi
le grida marchiate sul ventre e sui fianchi
il gelo del giorno violava le vene
soffocate da mille catene.

L'aveva sorpresa uno sguardo ormai spento,
costretta a patire un destino violento,
un corpo in divisa le gambe le apriva,
lei, fredda, ogni volta moriva.

I capelli di luce, i motti a memoria,
insieme ai fratelli dipinse la storia,
per lui un altro corpo estrasse la sorte
obbedì, e gli diede la morte.

I giorni appassiti marciavan di fretta,
il passo si spense, poi venne sepolto
da cenere e pietre del regno che aspetta
la misericordia graffiandosi il volto.

Ascolti e ci provi e non riesci a sentire
le voci innocenti son nel firmamento
narravan la storia di un dolce tormento
Il ruggito di un fiore imparava a morire.

Nessun commento:

Posta un commento