17.11.14

Blind! Blind! Blind!

Ballavamo, in pieno buio, un po’ di rosso, il trucco in faccia, ondeggiavamo.
Nel buio pesto ti cercavo le mani e lo sguardo, riuscivo a trovarli.
Trovavo te, che quando mi hai salutata ci hai messo meno di un’ora, perché erano già le cinque del mattino, perché non soffriamo di disturbi ossessivo-compulsivi, perché non era l’ultima volta.
Non è mai stata l’ultima volta, anche quando pensavamo che lo fosse, non è mai stata l’ultima volta, ma abbiamo sempre pensato che lo fosse, ma non è mai stata l’ultima volta.
Ballavamo, e tu eri ancora lì, anche quando ti sorvolavo.
Soprattutto quando ti sorvolavo.
Su certe cose sarebbe meglio non soffermarsi, guardare altrove, immergersi nei tic nervosi che non sono gravi come un tempo, lasciarsi distrarre dai capelli ricci, dal sudore, dai movimenti coordinati e patologici e in certi casi estremamente fastidiosi delle teste che sbattono davanti a noi.
Eravamo un’onda di cervelli in panne, corpi inermi che ondeggiano sincronicamente, senza nessunissima ragione, marionette o burattini o animali decerebrati, legavamo il patetico alla meraviglia, e continuavamo ad essere inibiti, formiche carbonizzate con le lenti d’ingrandimento.
E in realtà le compulsioni lo compromettevano il funzionamento adattivo, sociale, professionale, i criteri diagnostici erano tutti soddisfatti e nessuno lo ha notato o ci ha dato il giusto peso. Tutte quelle interferenze, tutti quegli abbagli.
Al diavolo tutto, al diavolo le mie paranoie, le mie preoccupazioni, gli aggiustamenti inapplicabili, ciò che vorrei essere ma non sono, ciò che vorrei non essere ma sono, il sé ideale e la sua abissale distanza dalla realtà.
Al diavolo tutto, i rinforzi negativi e le punizioni positive, le illusioni e le conseguenti delusioni, gli interessamenti morbosi e tutte le altre strategie per mascherarli.
Al diavolo la crocifissione di ogni forma di fiducia, i miei occhi ciechi, ciechi, ciechi, i miei occhi che non vogliono vedere, al diavolo me e i miei inaccettabili sprofondamenti, al diavolo me e la mia stratosferica viltà.
Ché siamo fiori del male, il peggio che la natura potesse donarci, esseri miseri e insignificanti, uccelli feriti che non riescono più ad aggrapparsi alle nuvole, ai cieli. Uccelli paralizzati.
Nell’alcol ti cercavo lo sguardo e le mani, ed era tutto rosso, un torpore rosso da togliere la vista e il fiato, ho perso la consapevolezza delle mie azioni, gettandomi in un flusso infinito di eventi che sono fuori da ogni controllo, l’erba cresce sull’asfalto, le radici dissestano la strada.
Alcuni cuori sono veri, ma alcuni cuori non lo sono troppo, ma alcuni cuori sono veri, e io non so distinguerli.
Blind!
Blind!
Blind!
May the light of our striving still shine!
03/11/13

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