8.4.13

I bimbi sperduti

Gli occhi blu, gli occhi di mille colori.
Il sorriso perpetuo, lo sguardo sorpreso.
L'incanto.

La nostra guarigione è retroattiva, ci cuciamo le ferite a vicenda senza avvedercene poi tanto. Ci culliamo con una naturalezza materna, che di patologico ha solo la superficie, la categorizzazione.

I bimbi sperduti si compiacevano del loro gioco, la loro innocenza si spargeva per ogni millimetro della stratosfera. Non avevano nient'altro che la loro demiurgica facoltà di creare cose dimenticate, seppellite nei buchi più neri della nostra memoria a lungo termine. Ci restituivano quei frammenti di autobiografia che avevamo smarrito chissà dove, persi per sempre; ce li porgevano come se non avessero altro scopo nella vita: ricordarci chi eravamo, e chi siamo diventati. Erano specchi distorti, dai poteri sbalorditivi, resistevano alla forza di gravità; ci prendevano per mano e ci proiettavano su un'altra dimensione, ci alleggerivano, ci tenevano in braccio, nelle loro braccia fragili. Quando noi pensavamo di essere soggetti attivi, e ci assumevamo le colpe, ci autocompiacevamo dei meriti, poi siamo sprofondati. E loro ci hanno tirati su, con le loro braccia fragili.
Erano lì a farci presente, ancora una volta, che stavamo solo dando adito ai nostri Sé grandiosi, ai nostri narcisismi, alle nostre vacuità.
E la loro bellezza era radioattiva, si diffondeva nell'aria, ci respiravamo a vicenda.

Abbiamo una cognizione del dolore che va oltre la sindrome algica, la dismorfofobia, le mille nevrosi di cui i manuali diagnostici e tutte le nosografie dell'universo potrebbero disporre. I nostri meccanismi di difesa si contano sulle dita di una mano. Sui petali dei fiori. Sulle nostre ciglia che si scontrano. E come un vortice ci siamo persi nelle vertigini, ci siamo trovati.

"I Bimbi Sperduti erano sulle tracce di Peter, i pirati erano sulle tracce dei Bimbi Sperduti, i pellerossa erano sulle tracce dei pirati e le belve erano sulle tracce dei pellerossa. Continuavano a girare in tondo per l'isola, ma non si incontravano mai perché andavano tutti alla stessa velocità."

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