14.6.10

Ineluttabile.

Manca poco, è solo questione di tempo. Esploderemo. Esploderemo.
Arrabattandomi in questo schifoso varietà, non avevo mai accusato dolore agli zigomi prima d'ora.
Se mi elenchi tutti gli aspetti negativi dei meccanismi di difesa ti giuro che ti dò un bacio.
Le parole in marcia come fascisti d'altri tempi, il dispotismo erotico dei nostri vasi sanguigni avvelenati.
Parlavamo per luoghi comuni e sembravamo accettarlo senza troppe difficoltà.
Gli ottimismi ipocriti di cui non riusciamo a fare a meno per mirare all'infinito e sparargli contro nell'impavido tentativo di fare centro. Di atrofizzarci nelle nostre entropie senza cognizione di causa.
Di debellare le fobie e gli abbandoni che ci attanagliano e ci tolgono il fiato.
Immaginavo le mani gelide di Nancy in un bar di poco conto tra le donne cianotiche di Brassai e le loro overdosi di solitudine.
Dimmi, amore, dimmi che tornerai. Dimmi che saremo liberi da questa siccità.
Come vedi non ho ancora deciso di piangere.
Corrosi dal solito silenzio gli ebrei si sposavano con gli anelli nuziali nell'esofago.
Camminavamo sulla muraglia cinese e ci stringevamo le mani per non perdere l'equilibrio.
E sprofondando in litri di angoscia andavamo a guardare i monumenti agli amici persi per sempre.
Ma cosa ne può sapere Chateaubriand, che si dichiarava morto almeno vent'anni prima di emettere l'ultimo respiro? Quando distrattamente dici Noi e solo dopo capisci che ti stai servendo ingiustamente di un vacuo plurale maiestatis.
I cerotti sul fegato per riempire il vuoto e sparpagliare le lacrime a caso.
E i fiori sui vestiti e sulle pareti che sembrano appassire.
Per ora accontentiamoci di congetture illecite.

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