21.2.10

Come non detto

E la fama non ti fa sentire sempre meno affamato, adulato e adorato e chiuso a chiave in un tabernacolo claustrofobico? Ma forse no. Quasi sicuramente no. Decisamente no. In fondo a chi non piace sputare parole e sentirle ripetere agli altri come fossero batteri contagiosi? Però cosa c'è di male nel non invecchiare? Ho fatto danzare la matita, si pestava i piedi da sola. Mi perderei volentieri negli inni celtici, negli interessamenti programmati, nel nostro imbarazzante camino spento. E non succedeva niente fuori, ancora niente. Ma lei sapeva bene che non avrebbe mai visto le strisce pedonali andando a quella velocità. Le isole di traffico dove i grilli saltano e gli automobilisti spiccano il volo precipitando a più non posso. E più non posso. Ci siamo cristallizzati e infastiditi nel vederci in quattro occhi diversi e moltiplicati per miracolo come i pani, i pesci, e la birra. Per sentirci più apprezzati, abbiamo riempito le scrivanie di bottiglie vuote e trofei. Ricevere complimenti per qualcosa che non ho mai fatto mi riesce parecchio difficile e più che altro difficile da credere. Mi dicevano tutti che avrei dovuto imparare da voi, che avrei dovuto parlare e non chiudere in sacchetti ermetici il mio status quo, e che avrei dovuto studiare pianoforte perchè un orecchio molte volte non è sufficiente a sentire la verità.
Nonostante tutto mi bastava. La famiglia virtuale, zii e cugini e cognati e amanti e preti e credi e nonni sparsi, mi piaceva cercarli nell'aldiquà. E continuavo a danneggiare gravemente me e chi mi sta intorno senza bisogno di alitare. E così ho cominciato a pensare che gli occhi, il mare, non ce li ha davvero. Ho visto crollare città e palazzi, sfibrarsi spudoratamente davanti al mio sguardo poco vigile, fiori piante e nuvole piovere in senso antiorario, e le mie pesanti certezze decadere, aristocraticamente parlando. Tabula rasa. Lupus in tabula rasa. E infatti tutto lo dimostra. Sperare in un saluto per strada in mezzo al traffico con i bambini che devono andare a scuola ad imparare ad essere ignoranti, inosservanti e inossidanti. Perchè anche l'ossigeno che tutto sa e tutto può, se trova un una mela fuoriposto la fa nera. E' molto fiscale, l'ossigeno, guai ad infrangere le regole. Misurando in una scala qualsiasi quello che non ti ho ancora detto otterrei come ultimo risultato un otto ruotato di novanta gradi farenheit. A un minutoevventitrè, che sembra quasi fatto apposta seguire sempre un ordine cronologico incosciente e nolente, ci siamo io e te con le nostre cose in comune fuori dal comune. La mia copia fedele si congratula invano perchè la gemella del vicino è sempre la più gemella. Non è al corrente dell'enorme fatica che mi tocca fare per alzare lo sguardo nei momenti più opportuni. In questo preciso momento, se mi trovassi per purissima casualità un oracolo davanti, gli chiederei che ore sono, e a che ora perderò l'aereo e a che ora smetterò di rimpiangere le solite parole sbagliate che vorrei vomitassi per me. Perchè vomitare può apparire anche estremamente poetico se lo guardi dal solito lato sbagliato. Mi sorprende la mia graduale perdita di sonno comune, avrei piuttosto preferito la memoria e il senso. Ma adesso è tardi, adesso torno a lavoro e mi fingo ubriaca. Che a deprimere la pazienza ci avrebbe dovuto pensare qualcun altro, non certo io. Il punto è che gli esami di coscienza e gli esami del sangue non sono poi la stessa cosa, e i libri finiscono sempre al solito momento sbagliato. Quand'ero piccola mi innamoravo di tutto, correvo dietro ai cani, quand'ero grande ho smesso e mi è tuttora quasi impossibile fare più cose contemporaneamente.

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