21.12.14

Prove empiriche tangibili e inconfutabili

Come pensate possa esserci un metro di paragone tra il vivere nei tuoi occhi e il non vederti.
Diciotto mesi in una vita possono non sembrare niente, ma quando in essi sono concentrati tutti gli umori alle stelle, le felicità pure, le disperazioni e le rinascite, come pensate possa esserci un metro di paragone tra il vederti arrivare e il vederti partire.
Il suono del clacson, la fretta insostenibile nell’aprire il cancello, sentirti quasi sempre urlare a squarciagola una canzone qualunque con quel sorriso che spacca le pietre anche in pieno inverno, e urlarti più forte C E R B Y e abbracciarti come se fossero passati secoli dall’abbraccio precedente. E ogni volta veder rinvigorire la certezza che Tu sei lui, come in Lost, Tu mi possiedi e non c’è niente che possa cambiare lo stato delle cose, e cercare di infondersi fiducia sicurezza speranza per superare il terrore di non vivere dove dovremmo.
Come il destino che ci ha fatti allenare per non coglierci impreparati al momento giusto.
E allora so che tutti gli anni prima di te sono stati come le luci che indicano l’uscita di sicurezza, e tutti mi hanno condotto qui, con tutto quello che mi serve per poterci restare.
Li chiamiamo segni, e lo sai che sono agnostica, lo sai che sono scettica, ma poi bisogna arrendersi di fronte all’evidenza.
(non c’è vita che non sia con te)
13/12/2014

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