30.10.12

«Let’s argue in the kitchen for hours and hours.»

Interminabili attese, si prendono gioco di noi.
Dei nostri nervi saldi, dei nostri buoni propositi.
Ci tengono in pugno, siamo in trappola. Siamo un esperimento scientifico, dei topi in un labirinto, con i rinforzi positivi e le punizioni, e il nostro condizionamento operante davanti agli occhi.
Siamo microbi, batteri, germi, siamo antibiotici.
E ci chiamano per liberarsi di sentimenti di colpa, per riparare ad assenze troppo prolungate, per sostituirsi agli altri significativi. E prima di riattaccare ci chiedono i favori.
A volte non ci chiamano nemmeno.
E noi aspettiamo, tentando con tutte le nostre forze di non implodere, noi aspettiamo. E le nostre percezioni temporali si atrofizzano, si disfano, si frantumano, viviamo in dimensioni che non riusciamo a identificare, viviamo nel futuro, come nei peggiori film di fantascienza, appena prima di perderci.
Appena prima di arrenderci.
Ma noi combatteremo, siamo topi ammaestrati e consapevolmente rinforzati, siamo il gruppo di controllo a cui viene somministrato il placebo. Siamo tenuti a bada da distrazioni mirate, da stimoli inconsistenti, si prendono gioco di noi.
Con le illusioni ottiche e uditive, ci drogano di arte, di parole, di suoni. I nostri divertissements più riusciti.
E noi li compiaciamo, li assecondiamo, ci lasciamo assuefare da mondi inesistenti, dai nostri personaggi immaginari, da pensieri onirici, appena prima di prendere consapevolezza.
Appena prima di morire.
Deviazione e allontanamento.
Il coping di fuga, l’incompetenza emotiva, l’anedonia.

Così vieni a prendermi, andiamo via, lontano da ogni spazio e ogni tempo.
Scagliami contro i nostri sentimenti ambivalenti, afferrami e poi lasciami cadere.
Liberami dalle preghiere, dai giudizi sintetici, dalle ansie da prestazione.
Precipitiamo nel vuoto interminabile, tuffiamoci negli abissi, perdiamoci irrimediabilmente.
Nei nostri giorni violenti, negli antri più statici e patetici dei nostri rifugi.

«Ho scoperto che tutta l’infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera.
Ho voluto scoprirne la ragione, ho scoperto che ce n’è una effettiva, che consiste nella infelicità naturale della nostra condizione, debole, mortale e così miserabile che nulla ci può consolare quando la consideriamo seriamente.»

3 commenti:

  1. Bellissimo. Meraviglioso. Un pugno al cuore.





    (Maledette parole di controllo per il commento.. maledette.)

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    1. Grazie, davvero. Lo è stato anche per me, un pugno al cuore.

      Non mi aspettavo un lettore, né tantomeno un commento simile.
      E non sono sicura di conoscerti, ma non ha importanza.

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  2. Sei sempre l'unica che pubblicherei
    M.

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